Negli ultimi anni, la sostenibilità è stata promossa come un pilastro fondamentale della strategia aziendale da una combinazione di attori: dalle istituzioni internazionali come l’ONU e l’Unione Europea, agli investitori istituzionali, fino ai grandi fondi ESG (Environmental, Social and Governance) e alle stesse aziende multinazionali, spinte da aspettative sociali crescenti e normative sempre più stringenti. Tuttavia, secondo l’articolo pubblicato da Harvard Business Review nell’aprile 2025, “Corporate Sustainability Is in Crisis — What Should Companies Do Now”, le imprese si trovano oggi davanti a un bivio: mentre da un lato cresce l’urgenza di affrontare le crisi ambientali e sociali, dall’altro si assiste a un generale rallentamento (quando non un arretramento) degli impegni ESG.

In questo scenario incerto, in cui diverse forze geopolitiche, economiche e culturali minacciano i progressi ottenuti, è fondamentale che le aziende non abbandonino il percorso della sostenibilità, ma che lo reinterpretino con lucidità: adottando una visione di lungo periodo, senza però perdere di vista la pragmaticità nel breve termine.

Condivido pienamente la prospettiva proposta dagli autori dell’articolo HBR: oggi più che mai serve rigore, priorità chiare e un nuovo equilibrio tra ambizione e realismo. Per comprendere appieno le sfide che hanno portato a questa fase di stallo, è utile analizzare il contesto attuale in cui operano le aziende tenendo in considerazione quanto affermato in questo articolo.

Il contesto della crisi ESG

Di fatto, una combinazione di fattori sta erodendo l’entusiasmo per le strategie ESG:

  • Pressioni economiche e inflazione hanno spinto molte imprese a ridimensionare i loro piani di investimento sostenibile.
  • Cambiamenti normativi, come l’introduzione del regolamento Omnibus in Europa — che ha modificato requisiti e tempi di rendicontazione per le aziende — stanno aumentando la complessità amministrativa, generando incertezza tra imprese già sotto pressione.
  • Differenze nei framework ESG a livello globale, con approcci normativi divergenti tra Unione Europea, Stati Uniti e paesi emergenti, stanno frammentando il panorama della sostenibilità e rendono difficile per le aziende operare con coerenza su scala internazionale.
  • Critiche ideologiche e backlash politici (soprattutto negli Stati Uniti) stanno polarizzando il dibattito, trasformando la sostenibilità in un terreno di scontro.

Tutto questo ha portato molte aziende a fare marcia indietro. Come rileva un altro articolo di HBR (“Companies Are Scaling Back Sustainability Pledges — Here’s What They Should Do Instead”, agosto 2024), numerosi attori del settore privato stanno ritirando impegni o ridefinendo obiettivi, spesso con poca trasparenza. Tuttavia ci sono diverse ragioni per credere che nel medio termine la sostenibilità tornerà al centro delle strategie d’impresa. Tre dinamiche strutturali stanno contribuendo a rendere questo scenario non solo probabile, ma in parte già in atto.

  • La transizione energetica è ormai irreversibile.
    Gli investimenti massicci e continuativi nell’energia rinnovabile — guidati anche da attori globali come la Cina — hanno reso queste tecnologie non solo economicamente sostenibili, ma parte integrante delle logiche geopolitiche. L’infrastruttura costruita nel corso dell’ultimo decennio ha abbassato il costo marginale dell’energia pulita, rendendo difficile tornare indietro.
  • Le condizioni ambientali stanno riplasmando la politica.
    Il crescente impatto del cambiamento climatico — evidente nell’aumento esponenziale dei disastri naturali e nel superamento di sei dei nove limiti planetari — sta portando le conseguenze ambientali al centro del dibattito pubblico. Questo, nel tempo, eserciterà una pressione crescente sulla politica affinché riveda priorità e scelte.
  • La sostenibilità si sta trasformando in leva competitiva.
    L’innovazione nei modelli di business sta rendendo la sostenibilità non più solo un costo da gestire, ma un’opportunità per differenziarsi. Dalle soluzioni a basse emissioni nel settore logistico, come quelle adottate da Maersk, alle piattaforme di mobilità condivisa o ai sistemi solari domestici, il mercato sta premiando chi integra la sostenibilità in modo strategico.

Come orientarsi nella fase di transizione della sostenibilità

In un contesto in cui le pressioni a favore della sostenibilità sembrano indebolirsi nel breve termine, le aziende, secondo gli autori dell’articolo di HBR, devono evitare approcci estremi: né l’idealismo cieco né l’abbandono totale dell’agenda ESG rappresentano soluzioni efficaci. La realtà è più complessa e richiede di affrontare un periodo di transizione caratterizzato da ambiguità e instabilità. Proprio in questa “terra di mezzo”, le imprese possono rafforzare la propria posizione adottando strategie resilienti e coerenti con i propri valori. In questo scenario, è utile per le imprese orientarsi attraverso alcune linee guida strategiche che consentano di agire con lucidità nel breve termine, senza perdere di vista gli obiettivi di lungo periodo. La tabella seguente sintetizza le principali direttrici da considerare.

StrategiaObiettivo / Beneficio
Adottare una visione di lungo periodoAnticipare rischi ambientali e normativi, rafforzare la fiducia degli stakeholder.
Radicarsi nei valori fondamentaliSuperare le polarizzazioni e mantenere una guida coerente nelle fasi di incertezza.
Promuovere l’azione localeRafforzare la resilienza territoriale e creare consenso dal basso attraverso iniziative policentriche.
Integrare sostenibilità e innovazioneGenerare vantaggi economici immediati e rendere la sostenibilità parte del core business.
Accettare l’incertezza come strutturaMantenere coerenza strategica nonostante i cambiamenti politici e sociali.
Scegliere il pragmatismo rispetto all’idealismoEvitare derive simboliche e concentrarsi su priorità concrete e misurabili.
Agire senza attendere il consenso globaleRafforzare l’autonomia strategica e l’uso delle leve già disponibili.
Sfruttare l’incertezza come vantaggioConsolidare il posizionamento competitivo mentre altri attori rimangono inerti o confusi.

Sulla base delle indicazioni sintetizzate nella tabella, possiamo tratteggiare tre strategie operative per affrontare l’attuale crisi senza compromettere la coerenza strategica in materia di sostenibilità.

1. Dare priorità alle azioni ESG con impatto diretto sul business

In tempi di pressione economica, le aziende dovrebbero focalizzarsi su iniziative che generano ritorni tangibili:

  • riduzione dei costi operativi (es. efficientamento energetico)
  • mitigazione dei rischi climatici o reputazionali
  • rafforzamento della resilienza lungo la supply chain

Tra le iniziative ESG a impatto diretto sul business andrebbero, inoltre, incluse anche quelle legate alla gestione delle risorse umane: investire su benessere organizzativo, sicurezza e sviluppo delle competenze, engagement, riduzione del turnover e reputazione aziendale. In un contesto segnato dal declino demografico e dalla crescente difficoltà nel trattenere talenti qualificati, diventa inoltre essenziale disporre di sistemi di remunerazione competitivi, che combinino incentivi economici e non monetari in modo coerente con i valori e gli obiettivi dell’impresa.

2. Rendere i risultati trasparenti, non solo gli impegni

Molte aziende hanno abbandonato o modificato obiettivi ESG senza comunicarlo. Serve un cambio di passo: comunicare progressi concreti, con metodologie e metriche tracciabili, evitando il greenwashing.

3. Integrare la sostenibilità nei processi decisionali

L’ESG non può più essere un compartimento separato. Va integrato nei piani industriali, nella governance e nei criteri di valutazione del management, con indicatori allineati alla performance economico-finanziaria.


Fonti e riferimenti