Di seguito il mio contributo per “Realtà Industriale”, mensile ufficiale di Confindustria Udine, di Ottobre 2013.
“Aggredire i mercati esteri e migliorare la propria posizione competitiva nel mercato interno richiedono la capacità di investire energie, risorse e, soprattutto, relazioni per riorientare le scelte strategiche e commerciali delle imprese. In questo contesto, le situazioni di mancanza di fiducia tra imprese e tra queste e i loro interlocutori (banche, clienti, fornitori, enti e istituzioni pubbliche) non sono più sostenibili; assume rilievo, invece, la capacità di agire in modo coordinato, elevando la propensione a dialogare, a negoziare e a stipulare accordi reciproci profittevoli e generando, in tal modo, una discontinuità rispetto al passato.
Come è noto, la piccola dimensione delle imprese italiane spesso genera inefficienza a causa del costo dell’elevato numero di relazioni e di transazioni da gestire all’interno delle filiere, siano esse orizzontali o verticali. Inoltre, in un’economia dove il vantaggio competitivo per le imprese dei paesi avanzati si basa sulla conoscenza e sulla smaterializzazione del valore e dove si vendono idee, creatività e servizi (e non solo prodotti materiali) vanno favoriti i percorsi di condivisione delle informazioni commerciali, la ricerca pre-competitiva, le collaborazioni allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi e le attività di ricerca e sviluppo svolte in comune.
Fare rete diventa così un imperativo ricorrente e cresce l’attenzione riposta sugli strumenti quali i consorzi, le ATI (associazioni temporanee d’impresa) e il contratto di rete sia da parte delle istituzioni come la Regione, le Camere di Commercio, e le associazioni di imprenditori sia delle società di servizi e dei consulenti legali, fiscali e manageriali. Il contratto di rete si presenta come uno strumento innovativo finalizzato, da un lato, a garantire ai partecipanti la possibilità di scegliere in autonomia la governance e le altre caratteristiche della rete e, dall’altro, a permettere la possibilità di modificare in qualunque momento le stesse attività di rete.
I progetti di aggregazione, tuttavia, presentano anche delle criticità perché comportano una parziale perdita del controllo da parte dell’imprenditore e necessitano di una modifica dell’approccio culturale esistente che rimane ancora avverso ai raggruppamenti; probabilmente per questo motivo sono le reti commerciali fra aziende di dimensione simile e con produzioni complementari e sinergiche quelle che sembrano trovare maggiore diffusione. Il punto fondamentale, pertanto, si trova nella considerazione che fare rete vuol dire prima di tutto lavorare per cambiare la mentalità superando gli individualismi e recuperando una dimensione di confronto finalizzata alla condivisione di un percorso di crescita e sviluppo.
L’attività del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Udine presenta in maniera marcata quest’orientamento. Già nel programma illustrato all’atto del suo insediamento, il Presidente Massimiliano Zamò faceva riferimento alla necessità di contribuire alla costruzione di un sano sistema imprenditoriale “in quanto colonna portante di una società aperta”; sempre Zamò affermava che “la nostra associazione dovrà essere capace di costruire reti e forme di dialogo con il territorio per diventare un punto di riferimento ancora più forte attraverso il sostegno a tutte quelle iniziative che possono portare alla nascita di nuove aziende, particolarmente frutto dell’innovazione e del talento dei giovani”. Le stesse attività svolte all’interno dei gruppi di lavoro impegnando gli associati nell’organizzazione d’importanti convegni, di visite aziendali, di missioni all’estero oltre che di eventi conviviali permettono di imparare “le regole” e lo “stile confindustriale” e sono occasioni per fare amicizie che spesso diventano basi per sviluppare la propria attività. Da menzionare, infine, l’attività svolta dal comitato nazionale per lo Sviluppo delle PMI ed etica d’impresa, al quale ha preso parte il Vice Presidente del Gruppo Giovani di Udine Michele Vanin, che si è occupato di studiare i casi di successo per mettere a sistema tutti gli strumenti per lo sviluppo delle reti d’impresa. Tale lavoro, tra l’altro, è sfociato nella realizzazione di un flyer che introduce alla “Guida pratica per la creazione di una Rete d’Impresa” di Confindustria che è stato presentato al Convegno di Capri 2012 e distribuito in allegato al numero dello scorso Dicembre di Qualeimpresa.”