PREMESSA – PER INNOVARE IL SISTEMA ITALIA OCCORRE VALORIZZARE LA ‘SOCIETÀ DI MEZZÒ’ E IL NON PROFIT – a cura di Carlo Baldassi [1]

Cos’è la ‘società di mezzo’
Il termine disegna le molteplici forme di impegno collettivo, rispecchia i valori della società civile e comprende agenzie pubbliche, sindacati d’impresa e dei lavoratori, ordini e associazioni professionali, Università e centri di ricerca. Un sistema di valore strategico, che – se ben gestito – costituisce una carica di ‘energia reale’ che si oppone positivamente alle attuali società ‘liquide’ e contraddittorie e rappresenta un contrasto alle stesse pericolose manifestazioni di quella che il sociologo Colin Crouch indica con il termine ‘post-democrazia’.
 Il Terzo Settore
Di particolare rilevanza le esperienze associative e volontarie (il Terzo Settore – TS) costituito da associazioni (sportive, culturali, assistenziali, cooperative sociali ecc.) di cui l’Italia è esempio internazionale.
Anche il Friuli Venezia Giulia ne è ricco e per alcune è ai vertici in Italia. Questo vasto mondo in regione ha circa 10.500 Istituzioni Non Profit – con 170 mila volontari e quasi 20 mila dipendenti. La riforma del 2017 ne indica un’evoluzione organizzativa e culturale che può alimentare la società civile e favorire anche reti territoriali di complementarietà.
I capisaldi del TS sono cittadinanza attiva e generosità ma anche rappresentanza e sviluppo di interventi a beneficio della coesione sociale: lo abbiamo visto in molti eventi luttuosi sino all’epidemia da coronavirus Covid-19 di questi mesi. Così oggi è possibile un welfare multicontributivo attuato da Comuni, Non Profit e For Profit evoluto per rendere il principio del dono più efficiente e adeguato alle nuove esigenze di un sistema sociale in evoluzione in cui operino parallelamente cooperazione e competizione virtuosa (ma sempre con il controllo pubblico).
Tuttavia, nelle nostre attuali società ‘liquide’ e contraddittorie le difficoltà per il Terzo Settore non mancano: dal calo di partecipazione volontaria alle necessità di nuova governance, dalla capacità di raccogliere risorse (crowdfunding) alle propensioni a fare rete. Queste sfide comportano perciò una maggiore sensibilità e capacità manageriale sia delle realtà del volontariato che degli stessi Centri Servizio regionali, a cui la moderna consulenza di direzione guarda con crescente interesse e a cui essa può apportare contributi significativi. L’esperienza che stiamo sviluppando con il Centro Servizi Volontariato in Friuli Venezia Giulia ne è un esempio che il collega ed amico Alessandro Braida qui illustra ottimamente e può costituire anche una buona pratica di valore nazionale.

LA CONSULENZA DI MANAGEMENT E GLI ENTI NON PROFIT – Il caso del Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia Giulia – a cura di Alessandro Braida

INNOVAZIONE E RIORGANIZZAZIONE DEL CSV FVG NEL CONTESTO DELLA RIFORMA DEL TERZO SETTORE

 L’articolo 63, c. 1 e c. 3 del Codice del Terzo settore (Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 117) impone al Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia Giulia (CSV FVG) una nuova mission che consiste nell’orientare i suoi servizi verso il fine di “promuovere e rafforzare la presenza ed il ruolo dei volontari negli enti di Terzo settore, senza distinzione tra enti associati ed enti non associati, e con particolare riguardo alle organizzazioni di volontariato”. Questa impostazione giuridica rappresenta una svolta notevole in quanto il CSV FVG dovrà ora svolgere le sue attività spingendosi in maniera diretta nei territori con lo scopo di capacitare i volontari ed elevare il grado di auto-organizzazione delle associazioni in una logica di rete con gli altri attori e al servizio della coesione sociale.

Questa evoluzione presenta un orizzonte in cui il numero dei potenziali utenti del CSV FVG è destinato a crescere e a diventare eterogeneo. In tempi normali gestire questa situazione sarebbe possibile solamente attraverso una maggiore disponibilità di risorse finanziarie, umane e strutturali per sostenere e governare il processo di cambiamento in atto. Nell’odierna epoca della complessità si presenta, invece, esattamente la situazione opposta: il CSV FVG si trova a dover fronteggiare una riduzione delle risorse citate.

La conseguenza è che non è più possibile impostare la propria strategia facendo leva su un sistema dove le risorse disponibili costituiscano il limite della propria capacità produttiva; ciò renderebbe non sostenibile il nuovo corso imposto dalla riforma. Servono nuove soluzioni organizzative e tecnologiche capaci di tener conto dello scarto tra l’espansione dell’utenza effettiva e la capacità di reale risposta. In altre parole, come sottolineato dal Direttore del CSV FVG Federico Coan in un convegno tenutosi a Udine, è necessario “Capacitare il volontariato e valorizzarlo come «community», come bene comune e risorsa in sé e per sé”.

Svoltare in questa direzione implica necessariamente un cambiamento del modello di business che non potrà più essere quello che ha per protagonista un ente orientato alla mera erogazione del servizio quanto piuttosto quello di un’organizzazione moderna capace di scrutare all’esterno ricercando, entro logiche di rete, l’interazione fra le risorse e le competenze messe a disposizione dalla comunità di riferimento. In altre parole una logica prosumer dove produttori e consumatori diventano interscambiabili nel loro ruolo.

In sostanza quello che il CSV FVG sta realizzando è l’implementazione di un «modello piattaforma» dove il ruolo delle nuove tecnologie è cruciale ma deve essere accompagnato anche da azioni di facilitazione e di coordinamento nelle progettualità espresse nei territori dove le associazioni e i volontari operano. Grazie alle tecnologie informatiche oggi è possibile dare forma concreta a questo nuovo modello organizzativo tanto che il CSV FVG sta lavorando a una piattaforma collaborativa, denominata “Gluo”[2], che si trova attualmente in fase di lancio. Ai CTA[3] (Coordinamenti Territoriali d’Ambito) che, come indicato nell’ultimo bilancio sociale del CSV FVG rappresentano “la modalità privilegiata per tradurre, sul piano programmatico e operativo, il principio di territorialità e di prossimità, sancito dal comma 3.c dell’Art. 63 del D. Lgs 117/17.” viene affidato il ruolo fondamentale di coltivare fiducia, influenza e reputazione attraverso la prossimità. Sono i CTA con i loro facilitatori e coordinatori di progetto a permettere la diffusione nei territori e nelle comunità locali di quelle reti fra le associazioni di volontari che rendono effettive le relazioni generative. La loro azione, facendo leva sulla collaborazione e la condivisione delle conoscenze, è fondamentale perché aumenta il livello della fiducia reciproca senza la quale non sarebbe possibile far funzionare alcuna rete.

All’interno di questo processo di cambiamento il CSV FVG è destinato ad assumere il ruolo del player di riferimento di un ‘hub generativo’ capace di moltiplicare le risorse e promuove la significatività del volontariato. Tale evoluzione, tuttavia, deve passare attraverso un ripensamento dell’assetto organizzativo dell’Ente. Il CSV FVG sta affrontando un percorso di innovazione organizzativa anche a livello delle risorse interne: deve gestire un passaggio ineludibile che gradualmente porterà a una struttura organizzata e gestita attraverso moderni principi manageriali tipici delle aziende profit. Si tratta di un passaggio radicale che richiede un ripensamento di tutto l’ente: nelle persone, nei processi, nella struttura e nella tecnologia.

 

IL PROGETTO CONSULENZIALE – LA CONSULENZA DI MANAGEMENT IN UN ENTE NON PROFIT

 Nel corso del 2019 in questo contesto si è sviluppato un progetto di consulenza di management che chi scrive, assieme al dott. Carlo Baldassi, ha condotto e sviluppato attraverso molteplici attività di affiancamento alla Direzione generale nell’attuazione del suo programma di innovazione organizzativa. La consulenza si è incentrata su alcuni importanti obiettivi:

  • mappare le dinamiche e i flussi dei processi presenti nell’organizzazione con particolare attenzione al rapporto fra la struttura dei collaboratori interni e le attività svolte nei CTA dai facilitatori esterni.
  • Valutare e individuare eventuali modalità di cambiamento e/o miglioramento organizzativo, di ottimizzazione dei processi e, laddove possibile, degli indicatori di risultato definiti, tenendo conto dell’organigramma già delineato dal CSV FVG, in ragione della sua evoluzione verso il modello piattaforma precedentemente descritto e dell’assetto di erogazione dei servizi.
  • Motivare attraverso un approccio coinvolgente i collaboratori del CSV FVG e la rete dei facilitatori dei CTAnell’ambito del processo di ottimizzazione organizzativa in atto.
  • Operare in raccordo con le figure di coordinamento per individuare e accompagnare all’utilizzo dei nuovi strumenti e procedure a supporto di servizi consulenziali evoluti il personale dipendente e non di CSV FVG.

L’orientamento alle esigenze espresse dai volontari del territorio è stato posto al centro di tutto il percorso di affiancamento; già in una fase che potremmo definire propedeutica al progetto stesso, sono state effettuate alcune interviste ad alcuni operatori del CSV FVG e ad alcuni coordinatori di progetto e facilitatori operanti nei diciotto CTA regionali. Nel contempo durante le docenze svolte dagli stessi consulenti nel ciclo di seminari «Tagliando e collaudo» organizzati dal Centro essi hanno incontrato circa cinquanta associazioni in tutta la regione Friuli Venezia Giulia raccogliendo numerosi sensazioni e pareri ed offrendo primi strumenti utili.

Gli incontri dei seminari hanno avuto quindi sia una valenza formativa verso gli enti del terzo settore (ETS) sia una valenza di partecipazione attiva.

Tali seminari hanno fornito delle indicazioni importanti tra cui: la presenza di un universo eterogeneo per obiettivi, struttura organizzativa, conoscenze gestionali etc. degli ETS; la conoscenza parziale dei servizi erogati e del ruolo del CSV FVG da parte delle associazioni; il misto di interesse e di preoccupazioni per l’evoluzione del terzo settore a seguito della riforma 117/17; l’esigenza da un lato di servizi di base dall’altro legata più ad aspetti progettuali, strategici e organizzativi. In particolare, tra i nuovi servizi emerge l’esigenza di supportare gli ETS nei loro meccanismi di Governace e di accompagnamento verso l’offerta di servizi specifici dettati da nuove missioni (Fundraising, Crowdfunding etc.).

Di rilievo, infine, la tematica del cambiamento generazionale. Il volontariato, specie quello dei più giovani, si esprime attraverso nuove e molteplici forme che costituiscono una situazione di fatto.

Il servizio consulenziale è partito da questi presupposti e si è protratto sino alla fine del 2019 attraverso una continuità di confronti con la Direzione generale e con l’intero staff che presiede le funzioni strategiche del CSV FVG. L’approccio che ha caratterizzato la consulenza si è basato su criteri partecipativi legati al coinvolgimento dei collaboratori del CSV; da questo punto di vista, si è registrata una professionale adesione da parte di tutto il team delle persone con cui si è collaborato e si può ritenere che il percorso di interazione continua abbai avuto una valenza motivante verso il cambiamento. Nello specifico, gli elementi centrali ovvero gli output della consulenza sono stati i seguenti:

  • l’introduzione di un primo percorso di pianificazione finalizzato a costruire la struttura per il budget delle attività a partire dal 2020. Ciò si è reso necessario per fornire un sopporto alla Direzione generale nelle riunioni con i coordinatori delle funzioni al fine di migliorare e rendere più efficace il processo decisionale. Importante sottolineare come tale attività abbia previsto sin dall’inizio un approccio finalizzato alla responsabilizzazione dei coordinatori in maniera da renderli consapevoli e coinvolti nel percorso di crescita del CSV FVG: così operando, il budgeting diventa la modalità efficace per responsabilizzare l’organizzazione verso il perseguimento della mission mantenendo sotto controllo i costi e allineando reciprocamente nelle rispettive attività i diversi responsabili valutandone le attività.
  • Un supporto costante alla direzione generale e al team dirigente attraverso formazione on the job e motivazione al cambiamento. I numerosi confronti supportati dall’analisi organizzativa hanno reso possibile un’attività di indirizzo alla Direzione generale che successivamente ha rielaborato un nuovo organigramma aziendale. Tale nuova formulazione rappresenta un passaggio di estrema importanza in quanto costituisce la base per migliorare il coordinamento delle attività di animazione dei territori sia da parte del CSV FVG sia da parte dei CTA.
  • Un supporto nell’identificare nuove competenze e nuove funzioni da introdurre nell’organizzazione. In futuro le attività svolte all’interno dei CTA sono destinate a far crescere il capitale sociale inteso come patrimonio di relazioni fra i volontari e le loro associazioni. La platea degli utenti che si rivolgerà al CSV FVG sarà eterogenea per richiesta e per dimensione e il flusso dei dati che attraverso le nuove piattaforme digitali sarà possibile raccogliere richiederà un ruolo strategico per la funzione di staff denominata User Experience Management. Tale area dovrà segmentare gli utenti e strutturare i servizi in ragione delle caratteristiche dei diversi fruitori.

Un’importante considerazione deve essere espressa per comprendere come l’apporto consulenziale rappresenti un momento di accelerazione per l’evoluzione futura di un’organizzazione come quella del CSV FVG. Il Change Management (ovvero l’insieme dei processi dediti alla gestione del cambiamento) è una disciplina che si propone di supportare le persone con opportuni strumenti, patrimonio della cultura manageriale, nell’introduzione e nella gestione dell’innovazione all’interno delle organizzazioni dove esse operano. Ciò che caratterizza ogni progetto di cambiamento all’interno di un’organizzazione è anche la sua progressiva irreversibilità, perché in ogni caso via via l’organizzazione non sarà più la stessa.

Cambiare significa introdurre nuovi metodi di lavoro, nuovi strumenti e soprattutto coinvolgere i collaboratori motivandoli al raggiungimento della mission aziendale. In definitiva, la leadership presente e futura del CSV FVG ne dovrà tener conto governando flessibilmente il processo attivato nella direzione dell’accrescimento delle competenze manageriali e organizzative alimentate da logiche di apprendimento continuo da parte di tutti i suoi collaboratori. Da questo punto di vista il ruolo del consulente di management rimane vitale in quanto capace di apportare cultura d’impresa, competenze nella gestione dei processi e anche quelle relazioni con il territorio capaci di alimentare l’hub dei servizi che si vuole realizzare.

[1] Carlo Baldassi dopo una lunga esperienza come manager opera come consulente di management e formatore nelle piccole e medie imprese italiane e nelle loro associazioni di categoria. Nel corso del 2018 ha pubblicato un saggio dedicato al Non Profit Friulano del quale è profondo conoscitore.

[2] https://gluo.org/gluo/

[3] I Coordinamenti Territoriali d’Ambito (CTA) esprimono una modalità di organizzazione ed espressione del volontariato regionale, accompagnata e sostenuta dal CSV FVG, finalizzata a promuovere la crescita della cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva attraverso lo sviluppo di un sistema di relazioni e collaborazioni tra sodalizi che permetta al volontariato di un dato territorio di proporsi agli stakeholder locali, ed essere da questi accreditato, come interlocutore privilegiato, autorevole e competente. I “progetti/iniziative CTA”, accompagnati e sostenuti dal CSV FVG, hanno tutti il medesimo obiettivo: far crescere la cultura della solidarietà, promuovere e sostenere il lavoro di rete e il sistema locale del volontariato.

unnamed-2Di seguito riporto le parole del Ceo di BlackRock Larry Fink citate dal Nobel  Joseph Stiglitz nell’articolo pubblicato su Business insider sotto linkato.

“Se non ha ben chiari i suoi scopi, nessuna azienda, che sia quotata in borsa o meno, può realizzare pienamente il proprio potenziale” ha scritto Fink. “Finirà per perdere l’autorizzazione a operare concessa dai suoi stakeholder fondamentali. Cederà alle pressioni orientate al breve termine perché distribuisca i propri utili, e così facendo sacrificherà gli investimenti realizzati sulla crescita dei dipendenti, sull’innovazione e sulle spese in conto capitale, investimenti necessari ai fini di una crescita a lungo termine. Rimarrà esposta alle campagne di attivisti che esprimeranno uno scopo più chiaro, anche se tale scopo promuoverà soltanto il raggiungimento degli obiettivi più circoscritti e a breve termine.”

 

https://it.businessinsider.com/il-nobel-per-leconomia-joseph-stiglitz-spiega-perche-le-idee-di-milton-friedman-hanno-contribuito-alla-crescente-disuguaglianza-negli-usa/

A seguito della testimonianza aziendale durante il corso di Organizzazione Aziendale presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università di Udine, riporto un’intervista alla dott.ssa Alessia Salmaso, esperta di controllo di gestione e organizzazione degli studi professionali. Tale intervista rappresenta la versione integrale di quella pubblicata nel numero di dicembre della newsletter del Dipartimento CARPE DIES.

ORGANIZZARE BENE PER RISPARMIARE TEMPO E RISORSE

Come si organizza uno studio professionale? Le professioni sono un misto di conoscenza, esperienza e – oggi sempre più – cultura e capacità organizzative. La qualità dell’organizzazione si aggiunge alla competenza tecnica del professionista poiché il suo servizio dipende anche dall’efficiente organizzazione di persone e strumenti. Organizzare significa ordinare, dividere il lavoro e coordinare le attività. Per essere operativa, l’organizzazione deve definire in modo chiaro (a tutti) le sue componenti: la struttura e il sistema dei processi di lavoro. Come un’azienda, lo studio professionale organizza persone e mezzi secondo il principio “chi fa che cosa e come”. “Chi?” circoscrive come è diviso il lavoro fra le persone e in quali ruoli si articola la struttura. “Che cosa?” indica quali compiti e attività sono assegnati a ogni persona. Infine, “Come?” attiene alle modalità con cui si svolgono i processi di lavoro.

Che vantaggi ci sono a organizzare bene? Se si divide il lavoro in modo preciso, distribuendo compiti e assegnando ruoli, chiarendo le modalità di coordinamento tra le attività, si risparmiano tempo e risorse. Quanto tempo si dedica a cercare il documento di un cliente? Se fosse stato archiviato bene (cosa), secondo istruzioni scritte in modo chiaro (come) e dalla persona incaricata (chi), questo tempo sarebbe guadagnato. Quanto tempo si dedica a sistemare pratiche non completate da chi in una fase precedente aveva il compito di farlo? Se il compito fosse stato svolto bene (cosa), secondo istruzioni chiare (come), dalla persona tenuta a svolgerlo (chi), sarebbe tempo risparmiato. Quanto impegno e risorse vengono assorbiti per assegnare all’ultimo momento un compito non attribuito a nessuno? Un’istruzione (come) spiegata in fretta al collaboratore (chi) per consentirgli l’esecuzione del compito (cosa) non è formazione e si porta dietro il rischio di errori per mancata comprensione; inoltre, può richiedere più tempo al professionista per verifiche e controlli, o determinare su alcune persone sovraccarichi che generano stress organizzativo. Il tempo perso per disallineamenti organizzativi potrebbe essere dedicato ad altre attività, per esempio a comunicare di più e meglio con il cliente. Quindi, per organizzare bene il flusso delle attività bisogna darsi regole, senza però burocratizzare lo studio. E le regole si scrivono. Più regole scritte uguale meno perdite di tempo per tutti.

Quali gli attrezzi per costruire una buona organizzazione nello studio? Per formalizzare il “chi fa che cosa e come” si utilizzano diversi strumenti di lavoro. Agli studenti del corso di Organizzazione aziendale verranno illustrati i principali: alcune mappature dei processi, per le più importanti aree di attività (asa) di uno studio professionale; organigrammi adottati in studi professionali diversamente dimensionati: la struttura elementare-non struttura, la struttura elementare con funzioni di staff, l’organigramma divisionale.

Stessi strumenti per tutti gli studi professionali? Non c’è un modello universale che vada bene sempre e per tutti gli studi. Quando ho iniziato a costruire modelli organizzativi per gli studi professionali sono partita dai modelli descritti e studiati dalla dottrina, poi con i vertici dello studio e il personale li ho rivisti, modificati più volte in base alle esigenze e adattati alle peculiarità dell’attività svolta. L’organizzazione è un vestito su misura per ciascuna realtà, aziendale e professionale, che non rimane rigido ma va sistemato nel tempo al mutare delle situazioni, sia in relazione alle attività che alle persone. Come ogni realtà vitale, l’organizzazione deve svilupparsi con lo studio professionale anziché rimanere un insieme di principi codificati ma sterili. In base alla mia esperienza è stato determinante non calare dall’alto “modelli preconfezionati”, ma discuterli e verificarli con il team dello studio prima di svilupparli. Riunire tutti attorno al progetto ha consentito di condividere obiettivi che hanno reso il gruppo di lavoro più coeso; ascoltare quante più idee, da chiunque provenienti, è stata la base per costruire strutture organizzative ad hoc per lo specifico studio.

ALESSIA SALMASO     

Alessia Salmaso   

Sono laureata con lode in Economia e commercio all’Università di Trieste. Svolgo la professione di dottore commercialista con studio a Pordenone. Sono revisore contabile e in questa veste collaboro con società private, enti e associazioni, tra cui fondazioni bancarie e associazioni di categoria: ho assunto incarichi di revisore e componente del collegio sindacale; ho redatto e asseverato perizie per le operazioni societarie di conferimento e di trasformazione; ho svolto attività di certificatore dei rendiconti aziendali per progetti finanziati e di ispettore esterno in cooperative. Ho rilasciato pareri su Piani di risanamento e di ristrutturazione del debito per un importante istituto bancario italiano. Sono iscritta all’Albo dei periti del Tribunale di Pordenone e all’Albo dei consulenti tecnici del giudice, ruolo nell’ambito del quale ho elaborato relazioni tecniche contabili.

Sono consulente apco, Associazione professionale italiana dei consulenti di management, al cui interno partecipo alla Community of practice “Controllo direzionale e Performance management”.

Negli ultimi anni ho messo a disposizione le mie competenze ed esperienze su temi riguardanti l’organizzazione, la programmazione e il controllo di gestione per cercare nuove vie e soluzioni che aiutino gli studi professionali a migliorarsi effettivamente. Fra le più recenti consulenze, ho realizzato un Sistema di controllo di gestione e un Metodo per l’efficiente e l’efficace organizzazione di studi professionali notarili; ho inoltre accompagnato due studi all’adozione del Sistema di gestione della qualità uni en iso 9001. Collaboro con un Gruppo editoriale internazionale scrivendo articoli per una testata nazionale e fornendo consulenza e contenuti specifici sul controllo di gestione e sull’organizzazione per mettere a punto soluzioni formative e di gestione dedicate al mercato professionale.

Alessia Salmaso

 

 

Analisi spietata e precisa. Che condivido in ogni punto. Grazie Professor Zingales per questo contributo.

Il 24 Ottobre 2016, presso la sala Consiglio (1° piano) in Camera di Commercio a Pordenone, APCO delegazione FVG organizza un workshop dedicato agli strumenti operativi per dare alle imprese le informazioni corrette che consentano di prendere decisioni accurate al momento giusto.

Scarica il flyer dell’evento

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Il 3 Ottobre 2016, presso il Centro Congressi di Udine Fiere, APCO delegazione FVG organizza un workshop dedicato agli strumenti per la gestione dell’attività professionale. A partire dalle 16.30.

Scarica il flyer dell’evento

 

 

Incontro consuleti management NordEstL’evento si terrà venerdì 8 luglio dalle ore 14.30 alle ore 19.30 presso il Park Hotel Villa Fiorita. Le Delegazioni Apco di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia hanno creato questo evento speciale, aperto a tutti.
Le finalità principali sono quelle di favorire la conoscenza reciproca, facilitare l’inizio di possibili collaborazioni, ascoltare testimonianze pratiche, dibattere su questa professione con dati statistici alla mano e individuarne le linee di tendenza future. Il tutto in modo informale e con la necessaria autocritica.
L’incontro, aperto anche a non associati apco, si concluderà con una cena conviviale.

Quota di partecipazione, modalità di pagamento e informazioni le trovate nel programma allegato.
E’ necessario inviare una conferma di partecipazione a veneto@apcoitalia.it con i propri dati anagrafici e fiscali entro l’1.07.2016.
Per informazioni: cell 347/8696300 (D. Zandonella) oppure cell 347/8777371 (A. Braida).

Ai Soci Apco che parteciperanno all’incontro gli verranno attribuiti 10 crediti formativi.

Scarica il pdf dell’evento

Altissima qualità delle relazioni dei relatori al workshop dedicato alla comunicazione d’impresa organizzato dalla delegazione APCO FVG..

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